sabato 30 aprile 2011

Primi gemelli

Ho terminato proprio ieri di leggere “La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano.
Non è mia intenzione fare una recensione al libro ma riflettere sullo spunto che guida l’intera opera: l’impossibilità per alcune persone di superare la propria imbarazzante solitudine costruita nel tempo della propria vita. L’impressione che si trasforma in percezione porta i protagonisti a rifugiarsi nelle uniche cose della loro travagliata esistenza che si presentano come certezze: la matematica e la fotografia.

Due persone, ma appunto due numeri primi gemelli: vicini, divisibili solo per se stessi o per 1, incapaci di entrare in contatto con i problemi dell’altro, scelgono ostinatamente la strada della solitudine, nel loro percepire e muoversi nel mondo. Si, perché Alice e Mattia costruiscono un legame capace di gestire le loro diversissime frustrazioni, senza accettarle, ma semplicemente ignorandole: crescono insieme ma divisi dai rispettivi fantasmi con cui non riescono proprio a fare pace.

Solo insieme potrebbero cambiare la propria vita riconciliandosi con il mondo: provano a conoscersi, lasciano che sia sempre l’altro a leggere o indovinare i rispettivi pensieri o emozioni, ma così finiscono per essere incapaci di scoprire da soli i propri sentimenti rivolgendo verso se stessi quello stesso muro che avevano creato verso il mondo.

Alla fine ci costringono alla domanda: “avrei fatto anche io quella scelta?” Ed è qui che avviene la magia; la risposta non conta più, perché abbiamo conosciuto l’intima complessità di due “primi gemelli” in cui le domande oscurano ogni risposta e inducono a sentirsi un po’ più soli con i propri problemi.

sabato 23 aprile 2011

Topi e pidocchi maledetti!

Sono giorni di grande stravaganza politica questi, e non mi riferisco alle abitudini del nostro presidente del Consiglio (il nostro timoniere), o agli azzeccagarbugli (gli ufficiali) seduti nel nostro parlamento, ma piuttosto all’immagine confusa e sfuocata che ne viene fuori.

Appare sempre più nitidamente come tutti abbiano abbandonato il timone; le vele sono in balia di un debole vento, ma nessuno si preoccupa di accudire la nave. Pare siano tutti (ufficiali, sottoufficiali e marinai) “sotto coperta” a chiedersi quanti siano i topi saliti incredibilmente a bordo, e soprattutto chi se ne debba occupare, senza mai dimenticare i pidocchi che infestano la vita del capo, perché così è impossibile continuare!

L’unico rimasto sul ponte della nave, ma ben lontano dal timone, è il nostro Giulio economo che ha la stessa fermezza di un mozzo in servizio permanente: oltre a lucidare le lampade, dare la cera o lavare i pavimenti non va. Certo vista la palese inconsistenza degli altri ha tutto il diritto di atteggiarsi come un salvatore con una certa insospettabile credibilità: ammirato per sua mirabolante determinazione nel sostenere la resistenza della nave (“nonostante tutto non affondiamo”!), è impegnato a spiegare che tutto va per il meglio se i suoi compagni di ventura possono permettersi di occuparsi di topi e i pidocchi.

A tutti piace erigersi tra i propri pregi, e così si finisce per coprire anche i più torbidi difetti; la nostra nave di acque agitate ne ha conosciute parecchie ed il carico di ambizione con cui i costruttori l’avevano varata e ammirata finisce per opacizzarsi e sbiadire: la nave fu costruita per giungere alla metà, ma ormai sempre a meno importa quando arriveremo, iniziando a preferire un profetico quanto preoccupante “se”.

Mentre discutono la nave imbarca acqua e inizia lentamente ma inesorabilmente ad affondare. Sul ponte nessuno se ne’accorge, si è tutti troppo impegnati a pensare a pidocchi e topi…

Il buon Giulio, in pace con la sua coscienza, solo sul ponte, intanto si gode un meritato riposo.

E quando saliranno sulle scialuppe e la preziosa nave sarà perduta, solo una cosa li sentiremo dire: “pidocchi e topi sono stati la nostra rovina!”

sabato 16 aprile 2011

Restiamo Umani

Non conosco Vittorio Arrigoni, non l’ho mai conosciuto, mai l’avevo ascoltato prima di ieri, mai il suo denunciare mi aveva raggiunto e ad essere onesti, probabilmente mai lo avrei incontrato se non fosse stato ammazzato. Certo conoscevo la truce realtà di Gaza, la durezza con cui Israele controlla e terrorizza il territorio, ma questo non attenua il senso di inadeguatezza rispetto ad una condizione che Vittorio Arrigoni combatteva e contribuiva loquacemente a denunciare.

Ho visitato il suo blog guerrilla radio, come molti in queste ore, e l’aspetto che mi ha colpito più di ogni incredibile denuncia che riempie le sue pagine di informazioni e opinioni, sono quelle tre righe di presentazione: “Guerriglia alla prigionia dell'Informazione. Contro la corruzione dell'industria mediatica, il bigottismo dei ceti medi, l'imperdonabile assopimento della coscienza civile. La brama di Verità prima di ogni anelito, l'abrasiva denuncia, verso la dissoluzione di ogni soluzione precostituita, L'infanticidio di ogni certezza indotta. La polvere nera della coercizione entro le narici di una crisi di rigetto. L'abbuffata di un pasto nudo, crudo amaro quanto basta per non poter esser digerito”.

Queste sono una denuncia, una giustificazione, una visione, una predizione, una vera e propria prospettiva capace di condensare e spiegarci il valore e il significato dell’azione, capirne la raffinatezza, la contemporanea avventatezza e l’avvilente consapevolezza.

Per oggi lo capiamo, lo ascoltiamo, ci sembra avere un po’ più ragione di ieri, ma domani? Il futuro era il suo dilemma, la spiegazione del suo dedicarsi ad una causa così terribilmente e desolatamente tollerata. Alla ricerca non semplicemente di un futuro migliore da confezionare, regalare o conquistare, ma un futuro vivido così diverso da molte opportunità immaginate da questo mondo moderno, incatenato e avvinghiato intorno a dilemmi politici, culturali, civili, religiosi cosi decisivi da privare ognuno di noi della capacità di discernere le vere priorità. “La sua speranza, quella di ricordare al mondo che l'equità, la giustizia, la libertà sono più che parole: sono prospettive”.

Tutto per rivendicare quel significato profondo che unisce ogni civiltà, che tenacemente ogni volta ci ricordava esortandoci: “restiamo umani”. Un messaggio il cui significato ogni uomo o donna custodisce dentro di sé, che dovremmo far riecheggiare in questa nostra sempre più stanca e livida civiltà. Personalmente ci proverò.

mercoledì 13 aprile 2011

Attenzione gas instabile

L'Ozono (simbolo O3) è un gas le cui molecole sono formate da tre atomi di ossigeno. È altamente instabile ed allo stato liquido è esplosivo.
Ha un odore penetrante - lo stesso che accompagna spesso i temporali, dovuto proprio all'ozono prodotto dalle scariche dei fulmini, e per questo il suo nome deriva dal verbo greco ὄζειν, "puzzare".
Per gli esseri viventi è un gas tossico, ma tuttavia essenziale alla vita sulla Terra in quanto è capace di assorbire la luce ultravioletta. L’ozono è presente negli strati più alti dell'atmosfera (sopra i 25 km di altezza) dove diversamente da altri gas serra che trattengono l'energia proveniente dalla superficie terrestre, questo assorbe e trattiene parte dell'energia proveniente direttamente dal Sole.

L’ozono è la chiave, l’unico vero scudo, la nostra opportunità, non se la passa troppo bene a quanto pare, ma continua imperterrito a svolgere la sua straordinaria funzione vitale. È incredibile come un gas così tossico rappresenti l’ancora di salvezza, ciò che ci permette di essere, di muovere, di pensare.

Ma il mio Ozono? perché nella mente? Bhe le analogie sono molteplici, a tratti sorprendenti. E’ sicuramente un gas impercettibile nel marasma della coscienza della rete, nel tempo si muoverà in maniera aleatoria, tratterrà e mi aiuterà ad esprimere i miei pensieri, dubbi, speranze, inquietudini, riflessioni; credo puzzerà perché non tutto quello che scriverò sarà piacevole ai miei come ai vostri occhi, la sua “inalazione” sarà nociva se non perfettamente compresa perché vorrei diventasse capace di incastonare principi o pensieri, ma contemporaneamente in grado di lasciar filtrare le opinioni di cui quotidianamente ci nutriamo.

Lo so, una questione resta aperta: questo blog sarà in grado di creare opportunità (anche solo per me stesso) come ha potuto fare l’ozono per la Terra? Non lo so e per ora non intendo pormi il problema, in fondo l’ozono ha avuto milioni di anni prima di favorire il plasmarsi di questo mondo: non credo avrò tutto questo tempo…

Cortocircuito

Alla fine dunque ci siamo. Assisto impotente ad un appiattimento culturale per me inverosimile. I fatti di Genova me lo mostrano crudamen...