mercoledì 28 settembre 2011

Parole Vuote


Non so cosa ne pensiate, ma è evidente; ci siano parole e pensieri che hanno perso ogni significato. Dove non arriva l’abuso ci pensa l’usura, in un vortice che si dimostra capace di risucchiare le convinzioni più radicate come quelle appena accennate.
È un meccanismo perverso dove smentire viene prima di capire, e dove opinione è sinonimo di faziosità. Sinceramente ho sempre pensato che la libertà di espressione fosse un cardine del nostro vivere, soprattutto perché, al di là della inviolabile affermazione di un principio democratico, le riflessioni e le osservazioni sono in grado arricchire il pensiero comune, di allargare gli orizzonti, costringendoci a pensare sul valore di ogni convinzione.

Solo ora capisco che questa idea ha finito per diventare una prigione: riempire parole con un surreale convincimento momentaneamente rilevante, ci costringe ogni volta ad inseguire una spiegazione che finisce spesso con lo smaterializzarsi. L’unica reazione plausibile è un atteggiamento apertamente critico, fortemente interessato, nella testarda convinzione che il nostro regredire, prima o poi, si fermi continuando a parlare, a riflettere, per giungere ad una soddisfacente comprensione, nel rispetto della diversità.
Invece il comma 29 dell’articolo 1 del decreto contro le intercettazioni recita: “Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”. Insomma, non importa cosa scrivi o pensi, ma è fondamentale che se te lo chiedo, tu scriva anche il contrario.
L’abiura delle epoche passate credevo avesse dimostrato che riempirsi la bocca di parole vuote non sconfigge la Storia. Che il prossimo passo sia la scomunica?

giovedì 22 settembre 2011

Campo Minato


Tempo fa ricordo di aver seguito un interessante reportage che presentava le azioni di un reggimento militare italiano specializzato in sminamento in Libano.
Il terreno impervio e la presenza di civili sul territorio impediva loro di utilizzare macchinari specializzati nella loro azione, così che per mappare, individuare e rimuovere gli ordigni di un’area dove erano presenti fino a 451 ordigni in 600 mq hanno dovuto intervenire con grande cautela per consentire l’apertura di un primo varco sicuro dopo più di un anno di lavoro.
Un lavoro lento, meticoloso, rischioso, ma assolutamente necessario se si voleva lenire l’emorragia di mutilazioni e morti di quell’area riconsegnando un senso di sicurezza.

La situazione politico economica italiana credo sia molto simile a quella di quel campo minato. Dobbiamo costruite un percorso che ci permetta di riappropriarci del nostro futuro limitando menomazioni o perdite. Non può bastare l’illusoria  convinzione del movimento per sostenere di avere camminato, è necessario definire un piano d’azione che ci consenta di vivere con consapevolezza e realismo le difficoltà che ci attendono. Non si tratta di un percorso definibile a priori ma è certamente possibile prendere alcune precauzioni che possano aiutarci nel percepire contemporaneamente la complessità e la necessità dell’azione sui nostri problemi. 

Le mine antiuomo sono subdole, per questo diviene imprescindibile affidarsi ad un gruppo esperto, determinato, al quale non basti disinnescare un ordigno per sentirsi sollevato dall’azione, pronto a consumare il proprio ruolo, a non farsi distrarre da null’altro che non sia il proprio compito, pronto a studiare la prossima mossa.

I Nostri invece si gingillanno, le bombe non esplodono, ma intanto tutto intorno si impara a fare a meno di noi.

martedì 13 settembre 2011

Settembre


Mi scuserà Papa Gregorio XIII ma sono sempre più convinto che settembre sia il primo mese dell’anno. E’ evidente che in questo particolare periodo in cui le giornate si accorciano freneticamente, le temperature si incamminano verso il freddo, la gente riprenda quel naturale ritmo vitale che l’estate ci aveva in ogni modo invitato a trascurare.

Così a settembre ri-iniziano i grandi avvenimenti, il mondo sembra riappropriarsi di quei ritmi dimenticati per immergersi in una tempesta di date, eventi, e azioni. La scuola, il lavoro, le strade, lo sport, la tv, i quotidiani, la vendemmia, i treni, i tram, le palestre, i cinema, e perfino la politica si muovono verso un nuovo inizio, una nuova stagione di cambiamenti e trasformazioni.
Credo ci si confronti con uno spartiacque che ogni 12 mesi ci inganna, e ci invita fare bilanci  rispetto a ciò che è stato e ciò che potrà essere in un vortice di pensieri, preoccupazioni ed idee.

Quindi realizzo che questi tempi non sono così diversi da ieri, e che in fondo è affascinante rifugiarsi nella convinzione di poter cambiare ogni cosa lanciandosi verso in un nuovo inizio, lottando strenuamente affinché sia diverso dal precedente e contemporaneamente non rischi di diventarne una volgare imitazione, sempre alla ricerca di opportunità in cui riconoscere il valore del nostro passato.

martedì 6 settembre 2011

Folle indifferenza


È come al solito un gran parlare di avvenimenti, fatti, azioni, di cui capiamo sempre poco, impegnati continuamente a crogiolarci e arrangiare le nostre vite. Non voglio dire che tutto ciò sia per forza negativo, cerco solo di evidenziare una grande verità. Così quando un uomo decisamente confuso si lancia all’interno di una fontana per danneggiarne gli stucchi reagiamo nel unico modo che questa frenetica realtà ci impone: la solita indifferenza condita con indignazione e miseria.
Non cerco un paladino del patrimonio paesaggistico-culturale e nemmeno di impartire un qualche tipo lezione morale; anche io ho reagito con indifferenza, forse non mi sono fatto trascinare dalla posticcia tipica collera da esponente politico abituato a invocare dure quanto surreali misure repressive, ma certamente mi sono lanciato in qualche insolente commento.

Poi ho letto l’affermazione del vandalo psicopatico: “Sono rimasto sorpreso che nessuno mi abbia fermato”. E qui la mia orgogliosa indifferenza ha cercato velocissimamente ma inutilmente di sfuggire ad una stridente quanto straripante vergogna.

Un uomo entra in una fontana, con un sasso spezza, fende, infrange, tenta di ripetersi, ma nessuno osa distrarre la propria attenzione dalla tumultuosa quanto ordinaria esistenza che conduce, per impedire un gesto insensato, salvo poi ordinariamente indignarsi con famigliari amici e colleghi.

Così realizzo che di storie come questa ne esistono tante, anche con scenari, protagonisti e finali ben peggiori, capisco che queste ci sfiorino ogni giorno, eppure noi continuiamo a non vederle, a non sentirle, perpetuando una inconsapevole (non so fino a che punto) ma confortevole sbadataggine, che ad ogni scrollata di spalle sotterra le nostre responsabilità.

A volte la peggior pazzia è una sbadata indifferenza.

Cortocircuito

Alla fine dunque ci siamo. Assisto impotente ad un appiattimento culturale per me inverosimile. I fatti di Genova me lo mostrano crudamen...