venerdì 25 novembre 2011

I soliti ignoti

L’Università degli Studi dell’Insubria, un (purtroppo) anonimo “imprenditore” bergamasco, e il Senatore Laboccetta sono i protagonisti di quelle storie che mi piace definire "familismo padano": massimizzazione dei propri vantaggi materiali nel breve periodo, con la convinzione che tutti gli altri si stiano comportando alla stessa maniera.
Queste vicende hanno origine nella ricchissima, modernissima e onestissima Lombardia, dove prosperando hanno avuto modo di divincolarsi per anni, e di giungere agli altari delle cronache nello stesso delicatissimo momento.

L’Università dell’Insubria nega la cattedra da professore ordinario al migliore tra i candidati di un concorso da 9 anni e 5 verdetti; tempo e giudici non sono ancora riusciti a dissuadere del contrario la commissione giudicante o quantomeno ad insinuare il loro il minimo dubbio ("Il chirurgo è il migliore e quindi lo bocciano").
L’ignoto industriale bergamasco, invece si è distinto per una ventennale arlecchinata che fieramente rivendica ricordandosi puntualmente ogni anno di non presentare la dichiarazione dei redditi ("Le tasse? Sono vent'anni che non le pago").
Il senatore Laboccetta finisce con il farsi  indagare per favoreggiamento avendo avuto la geniale idea di sottrarre un computer durante una perquisizione, per poi rivendicarne la proprietà e correre a depositarlo nei propri uffici di Palazzo Madama, rovesciandovi sopra la propria immunità parlamentare ("Bpm, pc sottratto alla Finanza indagato il senatore Laboccetta").

Tipiche scene da commedia all’italiana, che solo Marcello Mastroianni con il suo più famoso Tiberio può aiutarmi a superare, ritrovando un minimo di serenità: “Rubare è un mestiere impegnativo, ci vuole gente seria, mica come voi! Voi, al massimo... potete andare a lavorare!”

lunedì 14 novembre 2011

La proroga


Sarà anacronistico e forse un poco irrispettoso, ma con la caduta di questo Governo il mio primo pensiero è andato con un po’ di fastidio a Giulio Andreotti.
Forse questa volta lui non c'entra, ma ovunque ci si affretta a scrivere la parola fine sul berlusconismo, e così subito ho pensato al dinosauro della politica italiana che con tranquillità e indifferenza si appresta a superare anche questa glaciazione. 

Per me è sorprendente, ancora di più alla luce delle dichiarazioni rese personalmente non più di un mese fa, per smentire le voci che lo davano in precarie condizioni di salute: “Capisco che molti attendono un mio passaggio a "miglior vita", ma io non ho fretta e ringrazio tutti coloro ai quali sta a cuore la mia salute e in particolare il Signore per l'ulteriore proroga”.

Una proroga clamorosa che è difficile definire casuale per un uomo giunto alla quinta reincarnazione (cit. Beppe Grillo): a quanto pare Il Senatore vedrà quanto meno il 61° Presidente del Consiglio dei Ministri, se non nella peggiore delle ipotesi la XVII Legislatura. Ovviamente a Lui tutto ciò non interessa, impegnato a campare e magari a segnare gli albori di una Terza Repubblica in cui i problemi di oggi assomigliano maledettamente a quelli di ieri. 

In fondo stiamo parlando di uomo a cui hanno pronosticato la morte (morale, fisica, giuduziaria, politica...) più volte, abituato a vedere passare i cadaveri dei propri compagni e avversari politici,  questi giorni non possono che essere poco più di una normale parentesi di cui conservare qualche vago ricordo.
A noi, che che abbiamo vissuto solo questi tempi, non resta che la speranza di una altrettanto sconvolgente proroga in cui provare a sistemare le cose.

lunedì 7 novembre 2011

L'allarme


Ho capito, è una cosa normale. Mai assuefatti all’emergenza rimaniamo sorpresi dall’inquietudine del peggio: uno stato di tensione emotiva suscitato dal timore di un pericolo perennemente presente.
Negli Stati Uniti il prossimo 9 novembre verrà testato il sistema d'allarme nazionale d'emergenza: alle 14 di Washington tv e radio interromperanno ogni tasmissione per testare l'efficacia del sistema, per poi scusarsi invitando tutti a continuare ordinatamente la propria esistenza.

Anche qui ogni circostanza ha il suo allarme, una trascurata necessità meritevole di attenzione immediata che velocemente sparisce soppiantata dalla nuova urgenza: l’acqua, il debito, il fango, lo spread, la pensione, il lavoro, la sicurezza, gli stadi, gli immigrati, i giovani, la scuola, la giustizia, Cassano, il governo, il fisco, le buche sulle strade, la fine del mese.

Assilli più o meno sensati con cui si è costretti a misurarsi, non bastano mai: un’ansia perenne che ci vorrebbe vigili e attenti ma che invece ci assopisce fino ad una nuova emergenza. Così ciclicamente rincorriamo i nostri problemi affrontando le circostanze ma facendoci scivolare tra le mani le soluzioni, sfidando continuamente quella sorte che finisce per presentarci ogni volta un conto troppo salato.

Cortocircuito

Alla fine dunque ci siamo. Assisto impotente ad un appiattimento culturale per me inverosimile. I fatti di Genova me lo mostrano crudamen...