L’apprezzabile tentativo di tamponare i malumori intorno alla vicenda Penati e Tedesco che scuote le fondamenta del PD, temo finirà con l’allontanare dal partito quella “riscossa civica” che Bersani vorrebbe tanto accompagnare e cavalcare.
Bel gesto rinunciare alle proprie cariche o impegni istituzionali, stando attenti a salvaguardare la propria vantaggiosa posizione parlamentare, mantenendo in sospeso decisioni definitive, quali le dimissioni da deputato o senatore, in attesa di capire non si sa bene cosa. Dico questo perché quel codice deontologico “restrittivo” del PD, vituperato strumento di diversità, oggi impedirebbe ai vari Tedesco e Penati di presentare serenamente le proprie candidature per il parlamento, come a molti dei massimi esponenti del partito, anche solo per la questione dei raggiunti “limiti di età parlamentare”.
È questo usare continuamente “due pesi e due misure” che allontana dal PD i suoi potenziali elettori e riduce i valori del partito a semplici utopie buone solo per alimentare rimpianti. Visti i personaggi che affollano il nostro parlamento e la viscosità di un sistema incapace di rinunciare a privilegi e concessioni, meriteremmo di vedere in coloro che rivendicano una diversità civica maggiore fermezza ed intransigenza.
Inutile consumarsi cercando di comprendere se le accuse ai suoi esponenti siano vere o false, di questo si occuperà la magistratura. Un partito forte pronto a difendere i propri valori e principi fondativi rivendicherebbe le proprie prerogative ed accompagnerebbe questi signori alla porta senza paura di sbagliare, consapevole che compromettere la credibilità del progetto democratico spianerebbe la strada a speculazioni, dietrologie e disillusione alimentando il disprezzo di una "casta" che non si vorrebbe vedere prosperare.
È ora di riorganizzare le priorità: prima si salvaguardino gli ideali, poi eventualmente i parlamentari...per i quali ultimamente c'è fin troppo tempo.