martedì 28 giugno 2011

Euroindignato

L’Irlanda è fallita, la Grecia è spacciata, il Portogallo ha un cappio intorno al collo, la Spagna sta salendo su patibolo e alle sue spalle si intravede la solita Italietta sull’orlo del baratro. Un quadro edificante se si considera che nel frattempo i grandi d’Europa sono in una incontrollabile fibrillazione, incapaci di dettare la soluzione socio-economica adatta ad una situazione che essi stessi hanno contribuito a rendere così devastante. Quei meccanismi difensivi costruiti con grande ingegno e immensa fatica dopo mediazioni interminabili, che hanno fatto dell’area euro un mercato fiorente, ora non bastano più.

Di fronte a tutto questo si rimane spaesati, increduli, forse speranzosi che l’Europa possa porre la propria autorità ad di sopra delle varie frignacce della politica nazionale, nell’attesa di riscoprire quel vanto pionieristica che aveva reso il continente più ricco e sicuro riuscendo ad inchiodare ogni Paese alle proprie responsabilità.

Anche per questo molti giovani Cittadini hanno alzato la voce in molte parti d’Europa facendo della protesta contro sistemi nazionali immobili ed impotenti la nuova sfida, allo scopo di rivendicare un futuro in cui coltivare speranze e sogni, un diritto che i nostri padri si sono negati, ma a cui non possiamo rinunciare per costruire quel domani che questa classe politica non è mai stata in grado di immaginare.

Così si diffonde una giustificata indignazione, verso una politica incapace di progettare o immaginare un futuro al di fuori di schemi politici consolidati, dove i singoli paesi appaiono sempre più concentrati a misurare il proprio prestigio sulla base delle poltrone che occupano, al mirabolante scopo di difendere un arrabattato quanto imbarazzante status quo.

martedì 21 giugno 2011

Paradossi Nucleari

Molti di noi di fronte alle immagini della desolazione intorno alla centrale atomica di Fukushima hanno pensato che quei momenti fossero la testimonianza della arroganza di un popolo incapace di rinunciare all’atomo, che aveva finito per sottovalutarne i rischi.

Queste erano le considerazioni di cittadini che ripudiano il nucleare ormai per principio, che appaiono ancor più sorpresi quando scoprono che a preoccupare i giapponesi non sono le devastazioni ambientali o l’angoscia sulla salute di donne e bambini, ma piuttosto la scarsità di energia elettrica: il paese della tecnologia è terorizzato dall’idea che vi possano essere improvvisi quanto destabilizzanti black-out energetici.

Le conseguenze sono stupefacenti perché dall’11 marzo ogni cittadini si ingegna per risparmiare energia installando ovunque interruttori che spengono elettrodomestici in standby, abbassando le luci nelle case, nei negozi o per le strade, fino ad assume tratti rivoluzionari se si pensa che molte aziende hanno finito per approvare codici di abbigliamento “Super Cool Biz” che permettono di stare a maggior agio malgrado l’afa estiva, stravolgendo di fatto la famigerata etichetta giapponese. Se ciò non bastasse gli ascensori di molti uffici non vengono attivati e gli impiegati con le loro tenute estive (camicia hawaiana o polo e soprattutto niente cravatta!) devono presentarsi un ora prima per poter inerpicarsi sulle scale dell'edificio in cui ha sede il proprio ufficio che ora riesce anche a fare a meno dell’aria condizionata avendo ri-imparato a spalancare le finestre. Anche le compagnie ferroviarie hanno seguito la stessa strada e pare che alcune aziende di abbigliamento si stiano fregando le mani visti gli ingenti investimenti dei “salarymen” per adeguarsi ai nuovi codici di abbigliamento.

Viviamo l’ossimoro eco-nucleare, dove lo straordinario paradosso della dipendenza dal consumo energetico finisce per ricordarci che un uso responsabile ed efficiente delle risorse parte dalla capacità di ogni uomo di garantire con un piccolo gesto la tutela della vita della società, quanto la salvaguardia dell’intero pianeta.

mercoledì 15 giugno 2011

Virtù Umane

“Serve coraggio!” Improvvisamente riscopriamo il valore del coraggio, o forse ci accontentiamo di rincorrerne le straordinarie singolarità? Maroni, Tremonti, Draghi, Marcegaglia, Formigoni, il Papa, Obama e perfino Lady Gaga gridano alla “fortezza dello spirito” sospinti da una moltitudine confusa di fatti, opinioni, occasioni, rivendicazioni e problemi.

La cosa non mi sorprende perché in fondo il coraggio troppo spesso appartiene a chi non ha più scelte e deve misurarsi con paura, impopolarità, vergogna. Sembrerà paradossale ma parliamo di quella virtù umana, che nell’immaginario collettivo permette di non arretrare di fronte ai pericoli, di affrontare con serenità i rischi, di non abbattersi per dolori fisici o morali e, più in generale, consente di affrontare a viso aperto la sofferenza, l'incertezza e l'intimidazione, trasformando chi ne è capace in eroe mitico.

Penso a un pugile suonato che nonostante tutto si rialza pronto ad incassare un’altra dose di pugni, ma con la grande (e spesso insensata) speranza di rovesciare le sorti dell’incontro con un improvviso quanto devastante gancio sinistro. Nessuno ci crede, probabilmente nemmeno lui, ma si lancia divorato dai dubbi, immerso tra il proprio stupore e l’incredulità generale.

Nessuno immaginava che potesse cambiare tutto in quel momento, eppure più di 25 milioni di Cittadini ci hanno ricordato che, come amava ripetere Wiston Churchill, "il coraggio è la prima delle qualità umane, perchè è quella che garantisce tutte le altre".


giovedì 2 giugno 2011

Doghe Rotte

Dicono che il vento sia cambiato. Lo si legge un po’ ovunque sui giornali, lo si sente continuamente alla tv come alla radio, ma ancora non mi è chiaro se tutto ciò sia così clamorosamente significativo. Il dubbio mi ha assalito questa mattina quando ho appreso che a Pognano, provincia di Bergamo, circa 200 persone hanno organizzato un assalto ai magazzini di Aiazzone depredandolo. Pare che questi cittadini, vessati ed infuriati perché costretti comunque a pagare merce che sicuramente non vedranno mai, abbiano deciso di riprendersi da soli almeno parte di ciò che non è ancora chiaro a chi appartenga: lampade, materassi, reti, armadi, credenze, sedie, addirittura i pannelli dei pavimenti e della moquette degli uffici e parte dell’impianto elettrico, sono diventati per poche ore il palliativo e lo sfogo di persone stanche di non ottenere nulla.

Qualcuno ha parlato di giustizia fai da te, ma che in realtà si è materializzata in decine di denunce per furto e violazione di proprietà privata, recapitate proprio da quegli stessi tribunali impegnati a decidere le sorti dei beni lasciati in magazzino dal fallimento (truffa) della società di arredamento.

Ora, se per provare a trovare un po’ di giustizia, si insinua l’idea per cui sia necessario e legittimo ricorrere ad un altro reato, significa che il sistema sociale, economico e giudiziario stanno per collassare. E allora voglio aggrapparmi all’analisi di Mario Draghi che pur parlando di un paese insabbiato, rimane convinto che il suo declino non sia ineluttabile se si affronteranno coraggiosamente gli svariati ritardi strutturali che si sono accumulati negli ultimi decenni. Al primo posto ha indicato una riforma della giustizia civile capace di accelerarne i tempi, allo scopo di mettersi definitivamente alle spalle quella sua lentezza che ha finito per impoverire società e sistema economico.

Un consiglio che in fondo è anche una speranza. Dimentichiamo le toghe rosse ed occupiamoci di doghe rotte.

Cortocircuito

Alla fine dunque ci siamo. Assisto impotente ad un appiattimento culturale per me inverosimile. I fatti di Genova me lo mostrano crudamen...