sabato 9 marzo 2013

Missione suicida

Longanesi amava ripetere in maniera irriverente che il popolo italiano è sempre in buona fede. In troppi prima delle elezioni di febbraio si aveva aspettative di cambiamento e governabilità, mentre ora ci dobbiamo confrontare con una situazione congelata ed irrigidita dalla ragionevole certezza che non vi è alcuna posizione realmente condivisa, dove il leaderesimo esasperato continuerà ad avere ruolo cruciale e devastante, per un Paese logorato da diffidenza, conflitti generazionali, pessimismo.
Potrei dilungarmi cercado colpe, magari del berlusconismo consumato o nel esasperante antiberlusconismo, ma sarebbe una ricostruzione parziale e forviante. Potrei convincermi che la colpa è del grillismo, ma sarei frettoloso e demagogico. Potrei sostenere che è l'apparato politico la causa scatenate mettendo d'accordo molti, troppi ragionamenti. in troppi anni abbiamo imparato a barrare simbolo con sopra un nome, un sigillo di garanzie che allegriva le coscienze, semplificava e banalizzava la realtà e riconduceva tutto alle scelte di pochi. Eravamo convinti che conferendo fiducia a pochi eletti avremmo potuto esercitare un controllo maggiore, avere la certezza che ciò che stava accadente era proprio quello su cui avevamo investito e creduto tanto.
Ho sempre avuto poca simpatia per i leader, e continuo ad essere convinto che come aggregatori di interessi dovrebbero prima preoccuparsi di discutere, criticare, e poi suggerire soluzioni organiche, trasparenti, lineari; ma un Italia lacerata in cui destra e sinistra diventano la stessa cosa, dove riformismo e conformismo vanno a braccetto e Partito diventa un eresia, costruire una linea politica diviene una missione suicida con possibili strascichi schizzofrenici.

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